Anna Lagorio di FattoBene racconta Toscanini e il Made in Italy

Anna Lagorio di FattoBene racconta Toscanini e il Made in Italy

La mia passione per gli oggetti fatti bene risale a quando scrivevo per il Sole24Ore. Erano anni in cui molte aziende italiane storiche chiudevano o venivano cedute a imprese estere e io mi interrogavo sulla perdita di tanto know-how e di qualcosa di meno tangibile eppure così importante come la tradizione.

L’unicità del Made in Italy

Da queste riflessioni e dalla mia passione per le storie che stanno dietro a ogni progetto, che sia personale o imprenditoriale, è nata l’idea di FattoBene, l’archivio che riunisce e celebra i prodotti del Made in Italy in un certo senso “minore”, ma importante perché entrato a far parte dell’immaginario collettivo come, per esempio, i vasetti di amarene Fabbri, le cucitrici Zenith, gli spazzolini da denti Acca Kappa e molti altri.
Aziende con percorsi differenti e prodotti diversissimi tra loro, ma accomunate da una storia d’impresa di almeno 50 anni e da un sentire comune: unire il bello alla funzionalità degli oggetti. È questo tratto che, secondo me, caratterizza e distingue i prodotti del buon Made in Italy, l’inclusione della bellezza anche negli oggetti di uso quotidiano. Non un’aggiunta fatta a posteriori, bensì una sorta di infusione della bellezza che ci circonda anche negli oggetti più umili, che regala loro quella meraviglia che ci sorprende sempre.

Anna Lagorio Fattobene
Anna Lagorio Fattobene

L’essenza di Toscanini raccontata da Anna Lagorio

È tutto questo che ho ritrovato in Toscanini: una storia di famiglia capace di trasformare un oggetto semplice come il portabito in un prodotto di design che assume forme diverse, per conquistare i brand della moda di tutto il mondo.
Mi ha affascinato la parabola che copre i cento anni della sua storia e che parte dagli attrezzi per lavorare il legno del bisnonno per arrivare ai robot di oggi senza mai perdere il tocco delle mani che accarezzano il legno e lo rifiniscono. Inoltre, Toscanini possiede un altro tratto che caratterizza i brand del Made in Italy, ossia la capacità di adattarsi alla storia, l’intuito che li porta a sperimentare nuove strade, come quando, negli anni ’70, si sono messi a produrre zoccoli di legno o quando hanno deciso di misurarsi con il plexiglas, per realizzare grucce “trasparenti” capaci di valorizzare al meglio l’abito esposto.
I portabiti Toscanini arrivano alla Rinascente di Milano nel 1948, un’altra testimonianza di come l’azienda già sapesse interpretare il bisogno di oggetti belli e fatti bene degli italiani, che si lasciavano alle spalle le brutture della guerra.

Anna Lagorio Fattobene
Anna Lagorio Fattobene

Contemporaneità Toscanini al Design Store del MoMa con FattoBene

Sono rimasta affascinata dall’idea di un’azienda che sa lavorare un materiale primordiale come il legno e conferirgli contemporaneità perché, come dicevano Enzo Mari e Bruno Munari, un oggetto ben progettato è sempre contemporaneo. Per questo ho chiesto a Federica Toscanini, con la quale ho subito sentito una forte sintonia, di partecipare con FattoBene all’invito del Design Store del MoMa di New York. La sfida era portare in uno dei negozi più iconici del mondo una serie di prodotti del Made in Italy selezionati dal nostro archivio. Il processo è stato lungo, perché abbiamo dovuto presentare la nostra scelta e discuterla con i responsabili del MoMa Design Store, un vero e proprio dibattito sul design contemporaneo! Sulle prime, non capivano perché insistessimo nel voler includere nella selezione i portabiti Toscanini. Giudicavano l’oggetto in sé poco interessante, ma quando hanno visto come Toscanini lo aveva interpretato, non hanno più avuto dubbi. Quel tocco di colore acceso nella parte sottostante del portabito li ha conquistati perché l’aggiunta del colore in una parte poco visibile del prodotto rappresenta la quintessenza del design italiano che sa essere bello “per sé” ed è sempre “pop” perché unisce forma, funzione ed estetica in modo spontaneo.
Raccontare le aziende come Toscanini richiede il giusto tempo e l’esercizio di quello che mi piace definire “giornalismo lento” in contrapposizione all’informazione mordi e fuggi, che perde l’opportunità di portare alla luce storie bellissime di cui andare fieri.

Anna Lagorio Fattobene
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